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Nihil

(2019)

Sette sono le opere che compongono il NIHIL.

Sette è un numero sacro e spirituale,

per i giorni della creazione nella Genesi,

per i pianeti dell'antico sistema solare e per le costellazioni maggiori,

per le Pleiadi, per i sette peccati capitali, per le sette note musicali, per i sette plessi o Chakra del corpo umano, per i sette canali verticali delle Sephiroth nella Cabala

e per i veli che devono essere scoperti, uno dopo l'altro, per arrivare all'illuminazione ultima.

Ma il sette, possiede anche le qualità della consapevolezza nella sfera psichica e nel sogno.

Il NIHIL ha in sé questo numero meravigliosamente complesso e mostra il nulla acromatico e il potenziale narrativo infinito della dimensione onirica.

La protagonista entra in scena, come un’attrice nel suo stesso immaginario e si smarrisce in uno spazio bianco, rappresentato come un palcoscenico vuoto, infinito, nullo.

È nuda, nella sua naturale umanità, con un accenno di trucco scenico, per recitare in un luogo in cui non servono occhi.

Nel NIHIL c’è lo sgomento, la solitudine e l’abbandono, la rabbia, il contatto con altre dimensioni, la fatica esistenziale, il conforto e il piacere, l’autocritica e i bilanci, la ricerca della verità e dell’illuminazione.

L’intervento pittorico-materico eseguito, con gessi acrilici, limatura di ferro e pigmento rosso ruggine di ferro, accompagna e appaga esteticamente

ma non invade e distrae, nel rispetto della fotografia.

Seven works make up the NIHIL.

Seven is a sacred and spiritual number: it is the number of days of the creation in Genesis;

the number of planets in the ancient solar system

and the major constellations;

the number of stars in the Pleiades cluster; the seven deadly sins;

the seven musical notes; the seven plexuses or Chakra of the human body; the seven vertical channels of the Sephiroth in the Kabbalah;

and the seven veils that must be removed, one by one, to achieve ultimate enlightenment.

But the number seven also possesses the qualities of awareness in the psychic sphere and in dream.

The NIHIL contains this wonderfully complex number within itself, and displays the achromatic void and the infinite narrative potential of the oneiric dimension.

The protagonist enters the scene, like an actress in her own imagination, and loses herself in a white space, represented as an empty, infinite, stage.

She is naked, in her natural humanity, with a hint of stage make-up, to act in a place where no eyes are needed.

In the NIHIL, there is dismay, loneliness and abandonment, anger, contact with other dimensions, existential fatigue, comfort and pleasure, self-criticism and evaluation, the search for truth and enlightenment. The pictorial-material intervention, 

made with acrylic plasters, iron filings and rust-red iron pigment, 

accompanies and satisfies aesthetically, but does not invade and distract, respecting the photograph.

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