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intĕr īmus
(2023)

Costruzione latina dell’avverbio “intĕr” e del superlativo di inferisce “īmus”,

“intĕr īmus” significa “il più profondo, il più interno, nascosto, intimo”.
Questo progetto è un esperimento-performance, finalizzato ad esplorare
il concetto di “intimità”

e cercare di coglierne l’essenza, insieme ai partecipanti. 
L’intimità è complessa, nelle sue tantissime sfumature (individuale, di coppia, familiare, ecc),

pertanto, lo scopo dell’esperimento è stato catturare e documentare attimi fugaci

di un percorso di evoluzione emotiva che conduce a quella comfort zone mentale e fisica.

In ogni sessione, ciascun partecipante ha ricercato liberamente la sua intimità,

da solo o in coppia, passando dall’imbarazzo e la diffidenza iniziali,

ad una dimensione di fiducia e di comfort.
“intĕr īmus” è intriso di simbologia. 
Ho affiancato l’incorporeo concetto di “intimità”, alla schietta nudità corporea

e alla nobile arte della falconeria.
Mi sono immaginata nelle vesti di un falconiere,

ad entrare in contatto con anime selvatiche in purezza, 
ad indossare il guanto che rappresenta il territorio del rapace, 
ad usare i geti per le zampe, che rappresentano il legame di fiducia e il controllo 
e lo chaperon, che consente al falconiere di tranquillizzare il rapace,

e al rapace di cercare quello stato di quiete, in una situazione di privazione sensoriale.
Un affascinante e perfetto connubio tra dipendenza e libertà,

tra diffidenza e fiducia, complicità e istinto. 
L’intimità che ho colto, va ben oltre il denudarsi con naturalezza,

ma consiste nello spogliarsi di paure ed insicurezza e nell'essere con l’altro,

ciò che si è veramente nella propria dimensione intima.
La performance si è svolta su un divano, in una scena totalmente nera e vuota,

un “luogo non luogo” che rappresenta il territorio del rapace,

quello in cui si sente tranquillo e al sicuro, prima di lasciare il “guanto” e di innalzarsi libero in volo.
Ogni protagonista, ha indossato uno chaperon in pelle che ho progettato e

che ho fatto realizzare da un artigiano, per cui, nudo e privato di vista e udito,

ha espresso sé stesso in un'atmosfera surreale e in mia presenza. 
Ho osservato e documentato tutto, facendomi assorbire dall’atmosfera

che ognuno di loro ha costruito intorno a sé.

La prima parte dell'esperimento si è svolta sulle playlist personali dei protagonisti,

mentre la seconda parte del viaggio mentale da me proposto, si è svolta su musica

di celebri compositori come Richter, Einaudi, Górecki, Golijov e Frost.

"intĕr īmus" si è rivalato come un’esperienza totalmente immensiva nell’emotività reciproca.

Questo progetto è un viaggio con doppia destinazione, nella mia dimensione e in quella dell’altro:

io ho assorbito le emozioni anche musicali dei protagonisti, sono entrata nella loro dimensione

e li ho fatti entrare nella mia, proponendo suggestioni musicali e sensoriali nuove e documentando tutto.

E farsi attraversare dall’emotività altrui e quindi lavorare con i sentimenti,

nell’ambito della dimensione intima dell’altro, per me è un privilegio.
Tutte le riprese foto e video, sono state realizzate attraverso una lente di ingrandimento,

simbolo di ricerca e di analisi, per ottenere un effetto distorto e onirico.

In aggiunta, i particolari salienti, sono stati raccontati in Polaroid

per essere archiviati in un diario, simbolo di intimità per eccellenza.

Latin construction of the adverb "intĕr" and the superlative of inferisce "īmus", 
"intĕr īmus" means "the deepest, the innermost, hidden, intimate".
This project is an experiment-performance, aimed at exploring

the concept of "intimacy" and trying to grasp its essence, together with the participants. 
Intimacy is complex, in its many nuances (individual, couple, family, etc.),

therefore, the purpose of the experiment was to capture and document fleeting moments

of a path of emotional evolution that leads to that mental and physical comfort zone.

In each session, each participant freely sought his intimacy,

alone or in pairs, passing from the initial embarrassment and distrust,

to a dimension of trust and comfort.
"intĕr īmus" is imbued with symbolism.
I have combined the incorporeal concept of "intimacy", with frank bodily nudity

and the noble art of falconry.
I imagined myself in the guise of a falconer,

coming into contact with wild souls in purity, 
to wear the glove representing the territory of the raptor, 
to use laces for the legs, which represent the bond of trust and control 
and the chaperon, which allows the falconer to calm the raptor,

and the raptor to seek that state of quiet, in a situation of sensory deprivation.
A fascinating and perfect combination of dependence and freedom,

between mistrust and trust, complicity and instinct. 
The intimacy that I have grasped goes far beyond naturally undressing,

but consists in stripping away fears and insecurity and being with the other,

what one truly is in one's own intimate dimension.
The performance took place on a sofa, in a totally black and empty scene,

a "place not a place" that represents the territory of the raptor,

the one in which it feels calm and safe, before leaving the "glove" and rising free in flight.
Each protagonist wore a leather chaperon that I designed and

had made by a craftsman, so that, naked and deprived of sight and partially hearing,

he expressed himself making an introspective journey in a surreal atmosphere and in my presence.

I observed and documented everything, letting myself be absorbed by the atmosphere

that each of them has built around itself.

The first part of the experiment took place on the personal playlists of the protagonists,

while the second part of the mental journey proposed by me took place on music

by famous composers such as Richter, Einaudi, Górecki, Golijov and Frost.

"intĕr īmus" turned out to be totally immersive experience in mutual emotionality.

This project is a journey with a double destination, in my dimension and in that of the other:

I absorbed the musical emotions of the protagonists, I entered their dimension

and I let them enter mine, proposing new musical and sensorial suggestions and documenting everything.

And being permeated by the emotions of others and therefore working with feelings,

within the intimate dimension of others, is a privilege for me.
All the photo and video shots were taken through a magnifying glass,

a symbol of research and analysis, to obtain a distorted and dreamlike effect.

In addition, the salient details were told whit Polaroid

to be archived in a diary, a symbol of intimacy par excellence.

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